Uno dei simboli per antonomasia del medioevo è la figura del cavaliere e più in generale quella del guerriero in armatura con scudo, spada o lancia. Ma quale era realmente l’aspetto di questi militi? Certo la figura “medievalista” più comune nell’immaginario contemporaneo, anche grazie al grande e piccolo schermo, è quella del soldato a cavallo rivestito da una completa armatura a piastre da capo a piedi, talvolta parodiato in cartoni animati come un uomo racchiuso in una lattina. Tuttavia tale tipo di armamento rimase in realtà esclusivo delle classi più abbienti e fu l’esito di un’evoluzione graduale, venendo a diffondersi in un’epoca relativamente tarda (XV secolo). In questo contributo si vuole fornire una sorta di report su quale tipo di armamenti erano presenti in territorio marchigiano e quale potesse essere in effetti l’aspetto e la dotazione di un guerriero in queste terre nell’epoca medievale avvalendosi, quando possibile, di fonti archeologiche integrate dall’analisi di fonti iconografiche locali. La tematica si presenta assai ampia e ben eccederebbe lo spazio a disposizione, pertanto in questa sede vorremmo circoscrivere l’argomento al solo periodo bassomedievale (per convenzione dall’XI al XV secolo), ossia l’età in cui viene meglio a delinearsi nell’immaginario la figura del “guerriero medievale”. Prima di procedere va puntualizzato che per quanto ampio possa essere il campionario (tipologico e quantitativo) che si viene di seguito a sintetizzare, si tratta tuttavia di manufatti composti principalmente da materiali soggetti a più o meno importanti fenomeni di degrado (tessuti, legno, cuoio, ferro, etc.). Quando non custoditi o tesaurizzati, le relative possibilità di conservazione risultano quindi sostanzialmente per la maggior parte scarse. Salvo rari casi in generale i rinvenimenti consistono in parti (spesso metalliche) di questi equipaggiamenti che non sempre purtroppo sono riconosciute o è possibile identificare per lo stato di frammentarietà e/o deterioramento. Così di una freccia o di una lancia si può rinvenire la sola cuspide (ossia la punta) o di un elmo il solo frammento della visiera. I dati archeologici risultano perlopiù ancora scarsi o inediti, tuttavia molto negli ultimi anni è stato fatto nel nord della regione Marche e assai rilevanti sono i risultati della ricerca presso un importante cantiere di scavo: Monte Copiolo (Montecopiolo – PU), il castello di origine della famiglia Montelfetro (i duchi di Urbino) oggetto dal 2002 di scavi e ricerche da parte dell’Università degli Studi di Urbino in accordo con la Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio delle Marche. L’importanza di questo contesto, anche ai fini della trattazione, risulta notevole trattandosi di un sito di potere bassomedievale interessato da approfondite ed estensive indagini condotte con il metodo stratigrafico. Un unicum nel panorama marchigiano. A questo contesto, su cui spesso ci soffermeremo, si aggiungono diversi altri siti indagati da scavi o presso cui sono stati eseguiti dei ritrovamenti, ma il quadro generale è ancora parziale. Risulta quindi utile integrare il dato archeologico con lo studio delle fonti iconografiche presenti nella regione, spesso opera di artisti ivi nati o residenti, ma approcciandovisi con cautela e spirito critico. Le opere esaminate non sono “fotografie” ma una rappresentazione della realtà attraverso l’arte, dunque possono risentire di una serie di convenzionalismi, anacronismi e standardizzazioni che talvolta restituiscono immagini ingannevoli. Tuttavia l’arte medievale presenta spesso una certa aderenza nella rappresentazione degli oggetti e sta al senso critico dello studioso cercare di individuarne gli eventuali scostamenti per ricavarne il potenziale dato. Per quanto riguarda invece i manufatti legati al circuito collezionistico e conservati in raccolte pubbliche o private, come presso la Rocca roveresca di Mondavio (PU), questi non verranno considerati nel presente studio poiché fuorvianti data la provenienza ignota o extraregionale.
Per cercare di meglio definire l’aspetto del soldato bassomedievale pare opportuno iniziare dal tipo di armamento difensivo di cui poteva disporre. Tra tutte, la figura del guerriero dei primi secoli del basso Medioevo risulta quella più sfumata, a causa dei pochi dati a disposizione, ma un aiuto in questo caso viene da una delle più antiche testimonianze iconografiche presenti nel territorio. Si tratta di un bassorilievo databile al XII secolo che si trova presso un’abitazione privata ad Ascoli Piceno, in cui vi è rappresentato lo scontro, forse un duello, tra due cavalieri. Sebbene in parte deteriorato sono comunque riconoscibili gli equipaggiamenti caratteristici del periodo. I due militi presentano infatti lungo il corpo quella che appare una protezione di maglia ad anelli metallici interpretabile come un usbergo ricoperto da una lunga sopravveste con spacco al “cavallo”. Protezioni in maglia di ferro erano note sin dall’epoca romana, ma dall’XI sec una protezione totale, inizialmente limitata solo al tronco, venne ad affiancarsi ai precedenti tipi di armamenti difensivi, quali la brunia, e a diffondersi in tutta Europa. Il modello più comune fu proprio l’usbergo, che dal tronco venne poi a estendersi al capo con un cappuccio, lungo le braccia fino alle mani coperte da muffole (guanti in maglia con il solo pollice separato) e ad allungarsi sulle gambe. Spesso, come in questa raffigurazione, gli usberghi presentavano degli spacchi in corrispondenza dell’inforcatura delle gambe per agevolarne l’utilizzo a cavallo. Al di sotto dell’usbergo, e in generale delle protezioni in maglia di ferro, solitamente si indossavano delle sottotuniche per evitare il contatto diretto del metallo con il corpo, mentre al di sopra di esso si aggiungevano delle sopravvesti quali quelle raffigurate nel rilievo, utili a proteggere e isolare il metallo. I due cavalieri di Ascoli sono rappresentati poi protetti con dei “caschi a nasale” qui appuntati dinanzi, una tipologia di copricapo diffusa in Europa tra IX e XIII secolo e che spesso veniva integrato da protezioni in maglia di ferro che coprivano la nuca e parte del volto. Uno dei contendenti è raffigurato protetto anche da uno scudo riconducibile al tipo alla “normanna”, solitamente usato dai cavalieri fino al XIII secolo, ed entrambi sono armati di lunghe lance, che dovevano essere costituite da aste in legno terminanti con cuspidi in ferro di forma lanceolata o triangolare, spesso a sezione romboidale. La lancia è una delle armi tipiche della cavalleria medievale e trova nelle Marche numerose raffigurazioni iconografiche del suo utilizzo sia in opere di carattere sacro che profano. Questa prima rappresentazione dell’equipaggiamento del cavaliere su suolo marchigiano, di cui si riporta in tavola una possibile ricostruzione, trova in parte riscontro in una successiva fonte iconografica: un affresco del palazzo del Podestà di Fabriano (AN) generalmente datato al XIII secolo. Le protezione per il corpo ivi raffigurate appaiono assai simili, cambiano sostanzialmente il tipo di copricapo indossato, qui identificabile come un elmo a cielo piatto di forma cilindrica, e quello dello scudo, non più alla “normanna” ma “triangolare da guerra”.
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