Tra Migliorati e Sforza: inventari e sviluppo del Girfalco di Fermo nella prima metà del XV secolo

«Ex Girifalco nostro Firmano invito Petro et Paulo»: la città tra Migliorati (1405-1428) e Sforza (1433-1446)

Nella prima metà del XV secolo la città di Fermo conobbe il consolidamento del potere signorile attraverso l’instaurazione delle durature signorie di Ludovico Migliorati e Francesco Sforza. In questo periodo l’area del Girfalco si caricò di nuovi funzioni e significati: gli scopi meramente militari e difensivi, oltre a quelli politico-amministrativi, mantennero un ruolo di primo piano ma al contempo fu luogo del tentativo di trasformazione a “cittadella signorile” mediante la creazione di una corte. Questa ulteriore connotazione rese progressivamente più evidente l’opposizione emersa già nel XIV secolo tra la piazza di S. Martino (attuale Piazza del Popolo) e l’acropoli. Nel primo Quattrocento nella piazza di S. Martino erano presenti «i palazzi pubblici comunali e vi avevano luogo le esecuzioni capitali, ma si addensavano nei suoi spazi anche le botteghe, ove si svolgevano le attività commerciali promosse dalla nuova oligarchia cittadina», mentre «sul Girfalco, invece, robustamente fortificato, si trovava la residenza del vicario pontificio e della sua corte». La differenziazione delle due aree risalta dalle pagine della cronaca di Antonio di Nicolò, in special modo dalle scene di vita politica cittadina descritte dal notaio fermano. Benché in più di un caso sorgano dubbi sui contenuti e sull’esposizione dei fatti, tale cronaca può offrire spunti interessanti che, con le dovute accortezze, compensano la penuria di documentazione per il periodo preso in considerazione. In diverse circostanze è descritto lo spostamento dei priori, che avviene iuxta consuetudinem, dalla piazza di S. Martino al palazzo magno del signore posto sul Girfalco. Tra queste, esemplari sono le vicissitudini legate alla cattura e alla morte di Antonio Aceti, che ben riassumono il rapporto tra i diversi ordinamenti cittadini. Il primo settembre 1407 i nuovi priori si diressero verso la platea del Girfalco, dove erano presenti Ludovico Migliorati e svariati nobili cittadini, fermani e forestieri, tra i quali era annoverato proprio Antonio Aceti. L’argomento da discutere fu l’attribuzione di cariche relative ad alcuni centri del contado (Ortezzano e Monte Vidon Combatte) e così l’Aceti si fece difensore delle facoltà decisionali dei priori, contro qualsiasi tipo di ingerenza. Dopo accese discussioni, Ludovico Migliorati, ritiratosi nel palatium magnum, fece decapitare l’Aceti in platea communis Firmi. L’11 aprile 1409, su ordine del Migliorati, il vessillifero di giustizia, i priori, il giudice dei malefici, il podestà e molti cittadini (scelti dai priori) si riunirono a loro volta presso la loggetta, la quale si trovava in capite scalarum palatii Girifalchi. Il ripetuto spostamento delle cariche pubbliche verso l’area del Girfalco, è indice della loro sempre minore autonomia e della progressiva sottomissione alle volontà del signore. Inoltre, nella residenza del dominus si celebravano anche i matrimoni e gli eventi familiari importanti, volti a consolidare la propria casata. In quest’ottica devono essere viste le nozze di Ludovico con Taddea Malatesta celebrate in sala in fine palatii maioris e quelle in palatio magno in Girone tra una delle sue figlie con Francesco, figlio di Marizeno da Francavilla. Nello stesso luogo il 28 novembre 1444 si sposò anche Alessandro Sforza con Costanza Varano, grazie alla mediazione di Federico da Montefeltro conte d’Urbino. Bianca Maria Visconti, moglie di Francesco Sforza e figlia del duca di Milano Filippo Maria, fu accolta in città con tutti gli onori e quindi accompagnata da una solenne processione alle stanze del palazzo magno. E proprio in questo palazzo nacque Galeazzo Maria, battezzato nell’attigua chiesa di Santa Maria Maggiore (o in Castello, l’odierno Duomo). Per l’occasione Antonio di Nicolò afferma che furono organizzati tornei e giostre cavalleresche, come in una vera e propria corte rinascimentale. Ai giochi parteciparono famiglie della nobiltà fermana e della borghesia mercantile per le quali la signoria sforzesca «fu un’occasione di rapida elevazione economica e sociale e, tra queste, soprattutto per gli Euffreducci, i Vinci e i Brancadoro del quartiere di Fiorenza, per i Vecchi di S. Bartolomeo, per gli Appenzari o Appezai, i Biselli e i Massucci di Campolege». Una congiura del 1419 ai danni del Migliorati, descritta con dovizia di particolari da Antonio di Nicolò, aggiunge indirettamente altre informazioni circa la struttura dell’area del Girfalco. Infatti, un Angelo da Assisi è menzionato in qualità di ufficiale di custodia del Girfalco e Vanne da Ortezzano, decapitato nella piazza di S. Martino, è citato come custode della torre di Guiduccio. Sebbene le carceri si trovassero all’interno della fortezza, le condanne e decapitazioni pubbliche, come già in parte illustrato, venivano invece effettuate quasi sempre nella piazza di S. Martino. In tal senso, scene ancora più macabre, che accomunarono entrambe le signorie, riguardarono invece il Girfalco. Sui merli dei torrioni prospicienti la piazza (supra plateam sancti Martini) venivano appesi i corpi di chi era stato catturato, come monito a non ribellarsi all’autorità signorile. Ne risulta quindi un quadro piuttosto omogeneo che oltrepassa le differenze tra le due signorie e che contraddistinse la società fermana per oltre quarant’anni. Da una parte il cuore pulsante del potere signorile, sede della pianificazione politica e delle alleanze matrimoniali, del dialogo con ceti e nobiltà locali e delle celebrazioni ufficiali. Dall’altra il centro degli ordinamenti comunali e delle cariche più importanti (seppur limitate se non esautorate), delle condanne capitali e delle manifestazioni di popolo.

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