Pochi argomenti d’interesse locale, come la fondazione di Sirolo (meno di 4.000 abitanti con le frazioni), hanno ricevuto tanta attenzione e sono stati oggetto di tante e tanto disparate ipotesi.
Secondo Filippo Canaletti Gaudenti, figlio dello storico Alberto, il nome “Sirolo” potrebbe derivare da idiomi tanto diversi tra loro come il greco antico, il greco-piceno, il latino, e il polacco medievale. Inutile aggiungere che ciascuna di queste ipotetiche etimologie comporta inevitabilmente una diversa origine di Sirolo.
Le origini del nome e del castello di Sirolo hanno però interessato anche altri autori, sia prima sia dopo l’opera di Filippo Canaletti Gaudenti.
Tra le spiegazioni di maggior successo va ricordata quella del manoscritto cinquecentesco di Bartolomeo Alfeo, Cronaca di Ancona, pubblicata solo nel 1812 dall’abate Antonio Leoni. Secondo Alfeo, tre fratelli chiamati Perio, Uranio e Falcone Cortesi avrebbero edificato rispettivamente i castelli di Sirolo, Varano e Falconara. I tre fratelli, inoltre, sarebbero stati cugini del nobile francese Carlo Claregnan, venuto in Italia con Brenno e fondatore del castello di Gallignano (italianizzazione di Claregnan).
Poiché Brenno mise a sacco Roma nel 395 a. C., accettare la stretta parentela dei fratelli Cortesi con un seguace di Brenno restringe la data di fondazione di Sirolo al quarto secolo avanti Cristo.
Monsignor Lorenzo Barili, meno di mezzo secolo dopo l’opera dell’abate Leoni, pubblica un’ipotesi diversa da e incompatibile con quella dell’Alfeo. Secondo il Barili, Sirolo sarebbe stata una curtis, unità amministrativa usata nell’alto Medioevo, quindi molto dopo il IV secolo a. C. ipotizzato dal Leoni. L’ipotesi continua supponendo che la famiglia che deteneva la signoria fondiaria di Sirolo, proprio dalla curtis avrebbe preso il nome di Cortesi. Oggi, sia pure con presupposti diversi, la fondazione di Sirolo è quasi universalmente attribuita alla famiglia Cortesi.
Oltre al Barili (l.c.), anche Alberto Canaletti Gaudenti scredita la spiegazione di Alfeo perché «risultato di congetture e di ipotesi anziché di positive documentazioni» e, come alternativa, porta all’attenzione degli studiosi il Libro de Recordi di Pietro Graziani.
L’originale del libro di Graziani sembra irrimediabilmente perduto, ma la parte riguardante l’origine di Sirolo fu fedelmente (“de verbo ad verbum fideliter”) ricopiata nel 1562 dal cancelliere del Comune di Ancona Francesco Maria Beldoni nel Libro croceo depresso novo.
Pietro Graziani aveva sposato Diana Cortesi, discendente diretta del fondatore di Sirolo e aveva raccolto nel Libro de Recordi una serie di memorie familiari di sua moglie.
Pur narrando la storia della famiglia Cortesi, le memorie non fanno però menzione di tre fratelli Cortesi fondatori di altrettanti castelli.
Al contrario, i castelli di Sirolo, Varano e Falconara sarebbero stati fondati tutti da una sola persona mai citata per nome e di origine germanica: «a quondam magno domino Germaniae, seu Teutonico qui venit in Italiam cum Bellisario… ad expellendum Gothos ab ipsa Italia».
L’informazione di Pietro Graziani fu ripetuta dal suo contemporaneo Lando Ferretti che ne fornisce la prima traduzione italiana. Secondo la traduzione di Ferretti, Sirolo sarebbe stata fondata «da un certo gran Signore di Germania, o di terra Tedesca il quale passò in Italia con Bellisario… a cacciar i gothi d’Italia». La notizia fu poi ripresa anche da Manlio Marinelli e da Mario Natalucci che considera il racconto di Graziani «meritevole di attenzione».
L’attendibilità delle memorie di Graziani è stata messa in dubbio in termini generici in un’altra opera di Mario Natalucci, successiva a quella contenente il suo già citato apprezzamento positivo, e da Rocco Borgognoni che critica proprio la presunta origine germanica del fondatore di Sirolo ritenendola un’inverosimile aggiunta in voga all’epoca di Pietro Graziani, e ricorrente anche in altre storie familiari dello stesso periodo.
Le memorie di Graziani, dapprima ritenute quattrocentesche, sono state recentemente stimate come risalenti al primo ventennio del secolo XVI da Rocco Borgognoni che basa la sua deduzione su contingenze note della vita dello stesso Graziani.
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