La presentazione del “Calendario 2020” realizzato dall’Archivio di Stato di Ascoli Piceno con le riproduzioni di documentazione di particolare interesse iconografico e figurativo dal sec. XIII al sec. XX, per valorizzare e fare conoscere ad un ampio pubblico il patrimonio conservato, ha concluso le iniziative per celebrare e ripercorrere i 65 anni dall’istituzione nel 1954, avviate in occasione delle Giornate Europee del Patrimonio 2019 con l’organizzazione di una tavola rotonda e di una mostra per mettere in evidenza, attraverso documentazione archivistica, immagini fotografiche e testimonianze dirette di esperienze di ricerca di storici e di esponenti di varie categorie professionali, le forme in cui si sono esplicate e trasformate le funzioni di conservazione, fruizione e valorizzazione, i rapporti con l’utenza e le collaborazioni culturali.
L’avvio dell’attività dell’Archivio dall’1 giugno 1954, a seguito dell’istituzione come Sezione di Archivio di Stato con d.m. 26-04-1954, sotto la competenza del Ministero dell’Interno, è emblematico di una fase determinante per l’assetto degli enti storico-culturali statali che ha caratterizzato la seconda metà del sec. XX, con l’integrale applicazione della legge 22-12-1939 n. 2006, che prevedeva l’istituzione di un Archivio di Stato in ogni capoluogo di provincia; divenuto poi Archivio di Stato in esecuzione del DPR 30-09-1963 n. 1409, l’Istituto ascolano nel 1975 confluì nel nuovo Ministero per i Beni Culturali ed Ambientali, attualmente denominato Ministero per i Beni e le Attività Culturali e per il Turismo.
Dal 1954 al 1961 ebbe sede nel Palazzo dei Capitani in piazza del Popolo, sotto la Direzione di Elio Lodolini, docente di Archivistica, poi Direttore dell’Archivio di Stato di Roma, ancora autorevole esponente del settore, autore di testi di studio basilari, cui si devono la progettazione dell’attuale sede e la piena attivazione delle funzioni. Fin dal suo insediamento si adoperò per realizzare un edificio adeguato alle esigenze del patrimonio documentario e dei ricercatori, ottenendo dall’Amministrazione provinciale, allora competente per legge, il finanziamento della costruzione, suggerendo criteri, motivazioni e finalità peculiari per la redazione del progetto di una sede ad hoc, caratterizzata da soluzioni tecnico-archivistiche radicalmente innovative, basate su un unico precedente europeo di Coblenza, per la prima volta applicate in Italia, di cui rimangono ancora oggi valide e qualificanti la razionalità e la funzionalità, tanto da ottenere nel 2014 la dichiarazione di interesse quale “bene culturale meritevole di tutela”. La struttura è articolata in due corpi separati, realizzati con criteri edilizi diversi, collegati da un corpo intermedio di unione: uno posteriore a forma di parallelepipedo, contenente i depositi per la documentazione, diviso in quattro piani della superficie di mq. 500 ciascuno, per una capienza totale di ml. 12.000 di scaffalature, il cui piano inferiore è sollevato dal terreno con funzione isolante, adeguato nelle strutture portanti a reggere il peso di pieno carico e di possibili sopraelevazioni, dotato di tutti gli opportuni requisiti di illuminazione, aerazione, umidità, temperatura e sicurezza, atti ad assicurare un’efficace conservazione e salvaguardia; l’altro corpo, anteriore, costruito secondo gli ordinari criteri edilizi, formato da due piani ed un seminterrato, destinato ad uffici e servizi al pubblico. Parallelamente alla progettazione della sede, Lodolini fin dal 1954 poneva i presupposti per una corretta quantificazione del materiale archivistico da acquisire e conservare, procedendo ad un censimento generale degli uffici statali provinciali postunitari, ed alla ricostruzione del sistema istituzionale e delle circoscrizioni amministrative preunitari e di antico regime, i cui dati complessivi sono stati editi, ed hanno costituito un riferimento basilare per procedere ai successivi versamenti.
Dopo l’inaugurazione della sede, il 10 settembre 1961, celebrata con particolare risonanza e prestigio dalle autorità locali e centrali, di cui si era registrata piena convergenza di intenti e di impegno per la realizzazione dell’impresa, e costante supporto nell’attenzione al bene archivistico ed all’esigenza primaria della sua adeguata conservazione, l’Archivio ha iniziato a svolgere pienamente le funzioni istituzionali di conservazione, fruizione e valorizzazione, sotto la direzione di Giuseppe Morichetti dal 1962 al 1989, di Carolina Ciaffardoni dal 1989 al 2015, di Laura Ciotti dal 2015 ad oggi.
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