L’economia fanese del Quattrocento è legata a due diverse anime politiche che inevitabilmente hanno i loro effetti sull’economia. La famiglia Malatesta governa la città fino al 1463. Il ruolo di tale Signoria nell’influenzare l’economia della città è stato messo ampiamente in luce dagli studi di Anna Falcioni, che ha saputo dare voce alla nutrita documentazione malatestiana che la città di Fano conserva. Dopo il 1463 la città ebbe un periodo di instabilità politica che la vide sotto un nuovo controllo papale che ebbe il suo culmine nella cacciata dei Borgia nel 1502. Ha inizio la libertas ecclesiastica, ossia l’autonomia governativa fanese all’interno dello Stato della Chiesa.
La città di Fano, insieme al porto di Ancona, nel ’400 svolge un importante ruolo commerciale all’interno dell’economia regionale, in quanto la città della Fortuna si pone come avamposto in Adriatico della via Flaminia, rendendola naturalmente un luogo adatto alla raccolta e allo smistamento dei prodotti agricoli della regione.
Come in altre realtà, i prodotti delle terre marchigiane sono in gran numero sottoposti a un controllo monopolistico sul loro commercio da parte della Camera Apostolica e dei Malatesta.
La ricostruzione dell’economia commerciale fanese fino a ora è stata concentrata sul ruolo della signoria malatestiana, ma questo è solo uno degli attori economici che si muovono nell’area. Troviamo infatti tanti altri operatori economici, non necessariamente legati alla famiglia signorile, che operavano a Fano fuori dall’ambito della corte.
Fano deve essere fortemente legata ad Ancona e al suo porto: ne sono prova i diversi tentativi dei Malatesta pesaresi di prendere possesso di questa piazza commerciale. Dobbiamo quindi ritenere che l’economia, se ha avuto grazie ai Malatesta un nuovo intenso sviluppo, non si esaurisce solo all’interno della corte, ma influenza anche l’attività degli operatori locali e determina la sua evoluzione nella seconda metà del ’400. La vocazione fanese al commercio trova espressione nei diversi tentativi messi in atto per creare un porto adeguato alle necessità commerciali che la posizione sulla Flaminia richiede, ma risultano sempre fallimentari a causa della geomorfologia del luogo che presenta fondali bassi e sabbiosi. Questo non fece desistere i mercanti dal trovare mezzi e modi alternativi per usufruire dei vantaggi offerti da una città posta al centro della rotta di collegamento tra Ravenna e Ancona.
I mercanti che operavano fuori dalla corte, solo in modo sporadico lavoravano con quei prodotti posti sotto il monopolio signorile/papale come grano, olio e sale. Le consistenze maggiori di tali prodotti passavano prima di tutto per le mani dei Malatesta e solo il restante veniva lasciato ai legittimi proprietari per effettuarne azioni commerciali. Questo si vede bene nella documentazione notarile che qui si analizzerà, dove prodotti come il sale o la carta di Fabriano mai compaiono nei contratti di vendita perché seguivano un mercato diretto tra Fano e Fabriano. Questo permette di determinare cronologicamente l’ambito della ricerca per comprendere come i mercanti si muovano entro una politica in continuo divenire.
Per svolgere questa analisi, si è lavorato sull’archivio notarile fanese analizzando le imbreviature, raccolte in 67 registri, di 24 notai che rogarono tra XIV e XV secolo. Grazie al decreto di Sisto IV del 1473, troviamo anche documentazione relativa ai contratti con acquirenti stranieri, in quanto il decreto li obbligava a rogare con i notai fanesi, in modo che i documenti rimanessero a disposizione dei cittadini fanesi e non se ne andassero insieme ai mercanti. I contratti registrati nella documentazione notarile non mostrano limiti di costi.
A Ragusa lo statuto obbligava i cittadini a eseguire una contrattazione scritta nel caso di operazioni superiori a 10 yperperi, mentre negli statuti di Zara, Spalato, Rimini e Bari ciò non era previsto. Nello statuto di Osimo si stabilisce che il notaio non era tenuto a rendicontare i contratti commerciali che potevano essere tranquillamente raccolti nei soli libri dei mercanti.
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