Il palio delle cavalle a Foligno nel 1733 nell’ambito delle competizioni umbro-marchigiane

I pubblici spettacoli che si svolgono a Foligno a partire dal Quattrocento, sia a carattere popolare che aristocratico, si incentrano sulla festa del patrono San Feliciano del 24 gennaio, cioè in tempo di carnevale, e sono compendiati in un articolo di Faloci Pulignani:«Si correva un ricco palio del costo di molti fiorini, si correva un anello d’oro, si correva al toro, si faceva la corsa dei cavalli, e si faceva ancora un’altra corsa, pur troppo non bella, quella delle donne di male affare, alle quali si dava il premio della canapa, del pepe, e della carne porcina. Vi era anche una rivista militare, e la chiamavano rivista dell’armata, poi una gara di balestra, specie di tiro a segno per educare la gioventù, e fino a un certo tempo la così detta corsa della pacca, la quale consisteva in un animale suino pendente da un portico oggi distrutto dinanzi al palazzo del podestà, animale che era fatto barbaramente a brani da una folla di popolo tumultuante, mentre dall’alto del portico i donzelli del podestà ed altri capiameni gittavano sul capo dei contendenti cenere, torsi e sozzure di ogni specie».

Evidentemente le feste popolari sono molto più numerose, comprendendo ad esempio le corse delle papere e degli asini. Quest’ultima ha origini assai antiche e si è effettuata per la festa di San Pietro Crisci del 19 luglio, poi dal 1451 sarà sostituita con il tiro alla balestra. Tuttavia la gara non si interromperà, poiché non molto tempo dopo verrà ripresa dalla corporazione dei muratori, chiamati anche maestri lombardi, ed il palio di conseguenza da allora in poi si effettuerà il 16 agosto, festa di San Rocco loro protettore. Dal 1537 la competizione sarà trasferita a gennaio in occasione della festa di San Feliciano. Il palio di San Rocco, infine, sarà ripristinato il 12 agosto 1551 e di nuovo il 4 agosto 1556.

La corsa del toro, in seguito sostituita con la giostra del cane e del bue – chiamata anche steccato, vale a dire un campo, uno spazio chiuso con uno steccato adibito a tornei, giostre, gare e altri simili divertimenti – è effettuata a seconda delle epoche in Piazza Spada (per la festa di San Tommaso), in Piazza San Domenico e ai Canapé.

Ma i giochi ludici più importanti, finanziati dalla magistratura comunale, sono soprattutto la corsa alla quintana, all’anello e al palio.

Con il termine quintana si intende «un esercizio equestre condotto contro un bersaglio fisso per lo più antropomorfo, sistemato su di una lizza all’altezza del cavaliere, da colpire al capo in parti prefissate per ognuna delle quali si è stabilito di assegnare un particolare punteggio». Il bersaglio è costituito da un saracino, un simulacro in forma di guerriero saraceno, o da un buratto, oggetto ligneo antropomorfo non necessariamente in forma di saraceno. Anche la quintana ha origini molto antiche e subirà non poche interruzioni a causa di gravi calamità, come guerre, carestie e pestilenze; sarà ripristinata ad esempio il 1 gennaio 1543. La corsa all’anello, spettacolo cavalleresco riservato ai giovani esponenti della locale aristocrazia, invece consiste in un «esercizio equestre in cui il cavaliere deve infilare lo stesso [anello] con la punta della lancia e strapparlo dal sostegno cui è appeso». Il palio (bravium o pallium) è costituito da un panno pregiato di lana di colore rosa, in seguito sostituito da un drappo di seta, assegnato come premio di gare tradizionali dall’elevato valore commerciale, e fa riferimento specialmente ad una corsa di persone a piedi o a cavallo, di cavalli barberi o di altri animali, ma è anche oggetto di tributo devozionale e di fedeltà da parte delle ville e dei castelli del contado.

Senza dubbio, la principale manifestazione folignate del Seicento è rappresentata dalla giostra istituita con atto pubblico dal capitano Giulio Franchini, nobile bolognese, il quale il 18 gennaio 1603 incarica, nominandolo suo procuratore, il cap. Curzio degli Onofri di Foligno di effettuare una donazione di 100 scudi al Comune di Foligno.

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