I divertimenti come espressione del disordine e del controllo negli atti dei tribunali vescovili di Jesi e di Osimo (1530-1730)

I tribunali episcopali partecipano attivamente all’azione di controllo della società articolatasi in tutto lo Stato pontificio e più generalmente in Italia, come conseguenza del progressivo imporsi delle politiche di governo messe in atto dopo il Concilio di Trento con strumenti diversi e complessi. Come parte di queste più ampie campagne papali verso una più solida disciplina della devianza, i tribunali vescovili nel XVI e XVII secolo hanno ampliato la loro sfera d’intervento e intensificato la loro efficacia, sia in città che nel contado. A Jesi ed Osimo i tribunali articolano, in particolare nel periodo tra la metà del XVI secolo e la metà del XVIII, molti procedimenti penali, che sviluppano quella «giustizia correzionale o di buon costume» che include i reati di «foro misto», quindi coinvolgente non solo gli ecclesiastici, ma anche i laici e comprendente crimini quali stupro, bigamia, infanticidio, magia, ma anche omicidio, aggressioni e furti.

Le azioni contro i maleficia producono decisioni dei giusdicenti di vario tenore, spesso risultanti in condanne anche severe, con pene quali l’invio alle triremi pontificie, l’esilio o la carcerazione, oltre a quelle di tipo spirituale, come i pellegrinaggi a Loreto, o l’obbligo ad alimentarsi a pane e acqua.

L’elemento decisivo per un’analisi compiuta dell’azione del tribunale è però quello delle suppliche. Senza questo fattore, comprendere la natura dell’azione dei giusdicenti episcopali è, di fatto, impossibile. Anzi si può dire che in mancanza di questa documentazione la valutazione complessiva verrebbe fortemente distorta. Questa fattispecie riguarda documenti relativi a tutti i reati, facendo sì che i procedimenti si risolvano nella quasi totalità dei casi in termini favorevoli agli inquisiti, spesso senza che il procedimento venga portato a termine. Con questo tipo di organizzazione, l’attività della corte, ovvero una massa tale di risoluzioni per supplica, indirizza l’intero apparato in modo decisivo verso una fattispecie di perdono, naturalmente ad un prezzo.

Tale modello di esito delle azioni penali rappresenta un’applicazione in corpore vivo del principio di giustizia negoziata, di quella forma di giustizia che caratterizza profondamente il sistema legale dell’Ancien Regime e che ne influenza in modo decisivo lo sviluppo, attraverso una concezione negoziata basata sul consenso e sull’approvazione della comunità.

Il sistema ha però un carattere consociativo che pone un limite irrevocabile alla sua applicazione, riservandola ai cittadini, agli appartenenti alla comunità anche di condizione molto umile, escludendone in modo inequivocabile gli stranieri e tutti coloro che non possono essere considerati come parte della comunità stessa.

Questo punto è dirimente per la pratica dei tribunali episcopali, che applicano in modo inesorabile le pene più dure nei confronti di coloro che, per vari motivi, non sono inclusi nel novero dei cittadini, rappresentando una minaccia concreta alla pace sociale. Esso rappresenta il primo obbiettivo dell’azione dei giudici ecclesiastici ed è teso alla formazione della società cristiana enunciata nelle conclusioni tridentine.

I procedimenti esaminati per i due tribunali consistono in una grande quantità di azioni giudiziarie, circa 1500 nel periodo tra il 1530 ed il 1730, e che, pur con tutte le cautele già evidenziate dalla storiografia rispetto ai rischi inerenti alla loro interpretazione, riportano un quadro complesso e vivissimo della società di due centri relativamente periferici dello Stato pontificio del periodo.

Tra questi documenti ve ne sono molti che interessano la tematica dei divertimenti, ricorrente in molti atti giudiziari e rappresentante sicuramente un dato di grande interesse non solo da un punto di vista procedurale o criminale, ma per la sua valenza sociale. Questa si evince attraverso l’interpretazione dell’atteggiamento del tribunale del vescovo rispetto ai comportamenti della società che lo circondava ed in particolare dalle testimonianze derivanti da tali procedimenti, permettendoci di evidenziare idee, iniziative e risposte degli appartenenti alla comunità.

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