In occasione delle Giornate Europee del patrimonio 2019 promosse dal Ministero per i beni e le attività culturali e per il turismo, l’Archivio di Stato di Fermo ha proposto una piccola mostra documentaria volta a illustrare il percorso storico-istituzionale e archivistico dell’Istituto con l’intento di celebrarne i 60 anni di storia.
La documentazione selezionata ed esposta è volta a tracciare la storia dall’istituzione della sezione di Archivio di Stato di Ascoli Piceno fino alla definizione a sede autonoma dell’Istituto fermano. La mostra è stata strutturata in tre piccole sezioni: una storica, una documentaria e una relativa al patrimonio conservato dall’Archivio.
La scelta dei documenti si è orientata sul concetto di archivio che comincia a essere ricorrente nella documentazione storica del Comune a seguito delle riforme di Sisto V con cui sono stabilite norme precise per la conservazione delle carte prodotte dai notai cittadini. possibile constatare la denuncia di una situazione di emergenza delineatasi a partire dai primi anni del XVII secolo: gli archivi cittadini versavano in cattive condizioni, i documenti erano spesso accatastati in spazi troppo angusti e non adatti al loro reperimento1.
Si sono poi rintracciate le carte relative ai primi anni dell’istituto a seguito dell’apertura nel 1959 che hanno mostrato come già dal 19542 si sia studiata la possibilità di creare un istituto archivistico a Fermo distinto da quello del capoluogo di provincia Ascoli Piceno per mantenere la sede di origine di documenti nati nel territorio fermano. La proposta fu fortemente appoggiata dal Comune di Fermo che con delibera del 5 dicembre 1957 si impegnò a fornire locali, arredamento, illuminazione, riscaldamenti etc. In esposizione le prime domande studio di studiosi presso la sala di consultazione di Fermo e verbali di versamento e deposito di materiale archivistico presso i depositi3.
Nella terza e ultima sezione si sono esposte le schede archivistiche dei fondi che compongono il patrimonio documentale dell’Archivio di Stato4. Tramite il sistema informativo dedicato agli Archivi di Stato è possibile visionare le schede a stampa di gran parte dei fondi attualmente conservati nell’Archivio di Stato di Fermo, con dati e informazioni relativi alla consistenza, estremi cronologici, storia archivistica descrizione del fondo e presenza di strumenti di corredo.
Mostra documentaria “conFermo – L’arte notarile a Fermo”
Nell’ambito del progetto Domeniche di Carta 2019 promosso dal Ministero per i beni e le attività culturali e per il turismo, l’Archivio di Stato di Fermo ha organizzato domenica 13 ottobre un’esposizione documentaria dal titolo “conFermo – L’arte notarile a Fermo”.
Sono stati esposti documenti ed esemplari di volumi conservati presso l’Istituto volti ad illustrare l’attività notarile nel territorio fermano. Il Fondo notarile, uno dei più antichi e consistenti del patrimonio documentale conservato dall’Archivio di Stato di Fermo, è stato oggetto di un’attività di riscontro e revisione da parte dei funzionari archivisti di questo Istituto5 e permette di fornire numerosi spunti alla ricerca storica. I documenti esposti sono stati divisi in tre aree tematiche, una relativa ai documenti che consentano di inquadrare cronologicamente il fondo, una con aspetti di rilievo relativi a coperte di riuso e una parte relativa a ricerche sul fondo stesso.
Si sono esposti in particolare il volume più antico ad opera del notaio Anton di Nicolò (del 1401) di cui si è mostrato il signum e quello più recente di Benedetto Corsi (del 1870). Si è offerto inoltre un esempio di elezione a notaio nel Distrettuale di Fermo, nello specifico nella figura di Nicola Spezioli nel 1631 padre del famoso Romolo. Tale volume è uno dei 4 che raccolgono gli elenchi relativi all’elezione dei notai conservati presso l’Archivio Storico Comunale, fondamentale l’indicazione della provenienza del neoeletto, in alcuni casi anche al di fuori del territorio fermano.
Sono poi stati riportati i nomi dei più di 450 notai del Distrettuale fermano che costituiscono la parte più cospicua dell’intero fondo. I notai di Fermo sono stati divisi per secolo e si è fatto un sondaggio per 20 anni del XVII (1618-1638) in cui è documentata l’elezione di circa 200 nuovi notai. Tra tutti i nomi presenti meno di un terzo hanno depositato i loro atti nel distrettuale fermano.
Un’altra sezione ha mostrato aspetti più interessanti relativi alla pratica del riutilizzo delle coperte degli atti. Si sono esposti a campione un volume di un notaio fermano che si distingue per le legature a vista e di pregio e di un notaio di Monterubbiano con legature in cuoio e lacci in corda che ne favorivano l’utilizzo6. Elementi di grande pregio estetico in particolare sono offerti dalle pergamene di riuso con cui venivano rilegati alcuni registri. Si sono isolati gli atti di un notaio di Montegiorgio che ha fatto uso a metà del XVI secolo di coperte con testi ebraici7 e altri della stessa località che tra XVIII e XIX secolo sono stati rilegati con pergamene di ambito musicale, probabilmente antifonari di XIV o XV secolo che nelle botteghe dei rilegatori dovevano essere particolarmente diffusi8.