Dopo Costantino. Le evidenze archeologiche della presenza delle comunità cristiane nelle Marche (IV-VII secolo)

Le tracce della diffusione del Cristianesimo nelle Marche prima del 313 sono quasi impalpabili, in questo non diversamente da altre aree italiane. Negli ultimi decenni l’analisi critica delle fonti ha cercato di confutare il quadro di credenze e supposizione stratificatesi nel tempo e radicate tanto profondamente da essere tramandate invariate attraverso i secoli, diventando intoccabili come verità di fede.

Sono state accuratamente analizzate, confrontate e discusse le tradizioni e le leggende agiografiche, anche in relazione alla revisione delle liste episcopali. C’è da osservare però che il quadro delineato da queste leggende agiografiche, dai culti di santi e martiri e dalla tradizione devozionale di reliquie vere o presunte tali, è in parte coerente con la probabile diffusione del Cristianesimo nella regione: la nuova religione si deve essere diffusa da una parte attraverso i contatti con i cristiani di oriente, grazie alle attività del porto di Ancona, dall’altra via terra da Roma e da Ravenna lungo le principali vie di comunicazione, anche se non vi è alcun dato concreto certo prima della metà del IV secolo. Anche i materiali identificabili come appartenenti alla cultura cristiana provenienti da scavi archeologici non presentano una datazione anteriore al IV secolo.

Tracce più concrete cominciano a essere presenti dopo la metà del IV secolo, quindi solo dopo il 313 il cristianesimo nelle Marche sembra assumere connotati meno evanescenti e sembra conoscere le prime forme organizzative, che riguardano però solo le comunità cristiane urbane, con la menzione dei primi vescovi storicamente documentati, ma non è stata rintracciata alcuna struttura databile a quel periodo anche nelle città a continuità di vita. Le documentazioni relative alla presenza di vescovi aumentano nella seconda metà del V secolo, diminuiscono nella prima metà del VI forse per la forte presenza ariana dopo la morte di Teoderico, per la guerra greco-gotica e per l’arrivo dei Longobardi. Gli episcopati sembrano assumere forme più stabili in seguito alla pace tra Gregorio Magno e Agilulfo nel 568. Questo silenzio delle fonti è stato messo in relazione con il problema della sopravvivenza dei centri urbani romani; per confermare o negare la crisi delle città è stata data grande rilevanza alle presenze o assenze episcopali, ma la realtà, come spesso accade, probabilmente è più complessa. La prima diffusione del cristianesimo e il suo radicamento si ebbero in ambito urbano, ma non tutte le città presenti nella regio VI e nella regio V augustee hanno attestata la presenza di un vescovo. Le sedi episcopali sono inferiori come numero rispetto alle città soprattutto per la V regio e le differenze si accentuano tra la zona litoranea e quella interna, forse perché la rete urbana di I secolo conosce una precoce crisi nel III e le città risultano essere molto differenti per estensione del territorio controllato, per consistenza demografica, per qualità del costruito ed estensione della superficie urbana. Anche in ambito archeologico a partire dalla fine del IV secolo le attestazioni si fanno più concrete con la presenza di strutture relative a edifici di culto e a monumenti funerari inequivocabilmente cristiani, ma sempre in riferimento ad insediamenti urbani: si tratta del mausoleo di Flavio Giulio Catervio e Settimia Severina a Tolentino della cattedrale di Pesaro, prima fase, e ad Ancona della prima chiesa emersa dagli scavi effettuati sotto Santa Maria della Piazza, che hanno individuato due edifici di culto cristiani precedenti l’attuale chiesa medievale: si tratta di un edificio, pavimentato a mosaico, a tre navate, di cui quella centrale conclusa da un’abside semicircolare con synthronon. Proprio in Ancona sembrano essere presenti le testimonianze archeologiche più consistenti di una importante comunità cristiana. La prima struttura successiva alla prima chiesa di Santa Maria della Piazza e datata tra la fine del V inizi VI, è l’oratorio di Flavio Evenzio con resti di una pavimentazione musiva, posizionato in un’area cimiteriale che insiste su una zona residenziale di età romana dismessa nel IV secolo, nelle cui vicinanze, in via Menicucci, si trovano i resti di una basilica a tre navate conclusa da un’abside centrale di forma semicircolare anch’essa pavimentata in mosaico, datata alla metà del VI. Sempre al VI secolo è ascrivibile la seconda chiesa di Santa Maria della Piazza, anch’essa con un articolato pavimento musivo. L’apertura di una seconda abside nel muro di fondo della navata meridionale segnala la presenza di reliquie o di una tomba venerata.

Un altro rinvenimento archeologico importante per la presenza cristiana e per la storia della città è la chiesa paleocristiana situata sotto la cattedrale di San Ciriaco sul colle Guasco. La chiesa fu costruita sui resti del tempio di Venere e nel medioevo è citata con l’intitolazione a San Lorenzo: viene datata alla fine del V inizi VI secolo in base alla revisione dei dati di scavo, alle caratteristiche del mosaico pavimentale, alla tipologia dei capitelli e di altri elementi architettonici, reimpiegati nella soprastante cattedrale di San Ciriaco e importati direttamente dall’area costantinopolitana senza la mediazione di Ravenna, e infine alla diffusione e affermazione del culto di San Lorenzo.

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