Carlo Crivelli, dalla Dalmazia alle Marche. Il contesto politico, economico e sociale in cui svolse i suoi primi anni di attività il pittore veneziano

Negli ultimi anni ’60 del XV secolo Carlo Crivelli (Venezia, 1430 circa – Marche, tra il 1494 e il 1495), da poco giunto dalla Dalmazia, lavorò nelle Marche. Probabilmente apprese i primi rudimenti di pittura nella sua città natale, che lasciò plausibilmente poco dopo il 7 marzo 1457, quando fu condannato a sei mesi di carcere e a pagare una multa per aver convissuto, sembra dopo averla rapita, con una certa Tarsia, moglie del marinaio Francesco Cortese.

Troviamo poi Crivelli a Zara, arrivato lì probabilmente tra il 1458 e il 1459. Il 23 giugno 1463 «magistro Karolo de Crivelis pictore» compare come testimone in un atto del notaio Nicola di Benedetto, riguardante il marangone Pietro Franic, detto Hacuc. L’11 settembre 1465, in un altro atto dello stesso notaio per la consegna della dote a Nicola Bregna, da parte della nobildonna Barbarella de Dominis, figura tra i testimoni «magistro Karolo de Crivellis pictore de Venetiis». Purtroppo di questo periodo trascorso in Dalmazia non sappiamo altro.

La cosiddetta Madonna della Passione (Verona, Museo di Castelvecchio) dovrebbe essere stata realizzata in Dalmazia. Ronald William Lightbown ha proposto di spostarne la datazione ai primi anni ’70 del XV secolo (se questa data è corretta, la tavola potrebbe essere stata realizzata nelle Marche). Tuttavia la più recente storiografia artistica propende per una data compresa durante il soggiorno a Zara. Pietro Zampetti ha accostato il dipinto di Crivelli alla Madonna con il Bambino (dopo il 1456 – prima del 1460), adesso conservata nel Palazzo reale di Torino, ma proveniente plausibilmente da una collezione privata di Fossombrone, firmata da Giorgio Chiulinovich, detto lo Schiavone (Scardona, tra il 1433 e il 1436 – Sebenico, 1504), formatosi negli anni 1456-60 nella bottega padovana di Francesco Squarcione (Padova, tra il 1394 e il 1397- ivi, tra il 1468 e il 1472), che dal 1431 aprì una sorta di scuola, con numerosi allievi presi come aiutanti di bottega. Dopo l’esperienza a Padova, lo Schiavone decise di tornare in Dalmazia, trasferendosi a Zara, dove è attestato per la prima volta nel 1461, per passare poi definitivamente a Sebenico. I suoi dipinti sono caratterizzati da figure dal forte patetismo, dipinte su anonimi sfondi dorati, spesso con decorazioni a festoni di frutti, e con vere e proprie nature morte. Tutti elementi che troviamo anche nei dipinti di Crivelli, tanto che, per gran parte della storiografia artistica, il pittore veneziano avrebbe soggiornato a Padova, frequentando la bottega di Squarcione. Tuttavia, non esistono documenti al riguardo. Crivelli potrebbe aver conosciuto la pittura dei cosiddetti squarcioneschi: lo Schiavone, Marco Ruggeri, detto lo Zoppo (Cento, 1433 – Venezia, 1478) e, il più dotato di tutti, Andrea Mantegna (Isola Mantegna, 1431 – Mantova, 1506), attraverso soggiorni in Italia, oppure nella stessa Dalmazia, con la mediazione dello Schiavone.

Da Zara, Crivelli raggiunse poi le Marche, dove è documentato a Fermo il 24 marzo 1468, quando ricevette dal Comune 24 ducati per «la pittura de la nostra domna»: un dipinto, purtroppo non rintracciato, destinato alla sala dell’Udienza del Palazzo dei Priori, probabilmente raffigurante una Madonna con il Bambino e per il quale il Comune comprò il 22 luglio 1468 dall’ebreo Abramo di Elia un panno per proteggerlo. La pittura doveva assomigliare alla cosiddetta Madonna Huldschinsky (San Diego, Museum of Art), una Madonna con il Bambino firmata: opus karoli crivelli veneti e realizzata probabilmente in Dalmazia.

Tornando ai lavori nel Palazzo dei Priori, sappiamo che in quegli anni l’edificio era interessato da una vasta campagna decorativa, alla quale parteciparono diversi pittori, tra i quali anche tale «magistro Iohanni todisco pinctore», che nel 1468 ricevette un pagamento per alcuni lavori di pittura realizzati nell’edificio insieme a Crivelli.

Spread the love