Alfredo Luzi – Fabrizio Annibali, a cura di, Lettere agli amici della Società Operaia, Andrea Livi ed., Fermo 2019, pp. 102, isbn 88-7969-437-5

È uscito, nell’ottobre appena trascorso, presso Andrea Livi Editore, il prezioso volumetto: Max Salvadori, Lettere agli amici della Società Operaia (1982 – 1992), curato dal prof. Alfredo Luzi e dal dott. Fabrizio Annibali, sotto l’egida del Sodalizio sangiorgese. La connotazione di “prezioso” vuol indicare l’importanza che la pubblicazione assume per l’uscita allo scoperto di notizie sullo stretto rapporto tra Max Salvadori e la Società Operaia tout court che, altrimenti, sarebbero rimaste relegate nel privato e, quindi, anonime. Queste lettere poi vanno, in qualche modo, a completate un mio intervento tenuto il 5 dicembre del 1992 ad Ancona nell’ambito della giornata di studi dedicata al Salvadori, morto quattro mesi prima, il 6 agosto a Northampton (USA), dal titolo L’antifascismo e la resistenza nelle Marche, i cui Atti sono stati pubblicati dall’Istituto per la storia del movimento democratico e repubblicano nelle Marche. Quella fu la prima occasione per parlare dell’antico rapporto che legava tutta la famiglia Salvadori alla Società Operaia di Porto San Giorgio, e soprattutto di quanto Max tenesse a lasciare ciò che, scherzosamente, chiamava pezzi di carta – in realtà il suo archivio personale – al Sodalizio: l’intenzione, documentata, risaliva al 1980. «In caso di decesso consegnare a Società operaia di M. S. di Porto San Giorgio»: questo scriveva di proprio pugno sulla costa di un faldone, dopo averne verificato il contenuto, il 5 agosto di quell’anno. Ma il riconoscimento, in verità, di questo rapporto privilegiato il Sodalizio lo aveva già pubblicamente espresso con una giornata di studi organizzata insieme all’Amministrazione Comunale ed alla Biblioteca Civica il 14 marzo del 1992 titolandola Max Salvadori. L’uomo, il cittadino con gli interventi, ci piace ricordarli, di: Arturo Colombo, Nicola Matteucci, Enzo Santarelli, Virginio Paolo Gastaldi, Raffaele Molinelli, Michele Millozzi; le testimonianze di: Gianfilippo Benedetti, Bruno Brunori, Roberto Cerusici, Enrico Ermelli Cupelli; la conclusione di Alfredo Luzi.

Ma la distanza tra la lontana Northampton del Massachusetts, in cui sin dall’ 82 si era definitivamente trasferito, e Porto San Giorgio era stata da sempre colmata o dai suoi personali rientri, o dai figli-messaggeri Clement e Cyntia, o dal rapporto epistolare, che ora viene completamente alla luce, intercorso con il prof. Alfredo Luzi, con il dott. Fabrizio Annibali e il dott. Franco Cesetti all’epoca rispettivamente Presidente della Società Operaia, Segretario e Direttore della Biblioteca Civica. Con l’aggiunta di una lettera diretta rispettivamente a Nello Cossiri ed Ezio Santarelli, e tre ad Armando Campofiloni. Quando Luzi traccia sinteticamente, nella presentazione del volumetto, la Storia di una amicizia, dichiarando la motivazione del titolo, non può far altro che sottolineare la formula di saluto amicale che Max spesso usava come incipit missivo. E anche se spesso le motivazioni del rapporto vertono sulla organizzazione di particolari eventi, c’è sempre una misura umana che travalica la semplice operatività, per parlarci dell’uomo che ha vissuto la storia del fascismo e della seconda guerra mondiale dall’interno, con il suo bagaglio di esperienze e le sue precise convinzioni. Giustamente, quindi, Luzi sottolinea: «Ma sotto lo strato di dati informativi a livello pratico affiorano le informazioni genealogiche, la testimonianza politica, le esperienze belliche vissute, le considerazioni sull’Italia contemporanea, i ricordi di tanti amici, compagni di lotta sulla strada ininterrotta della libertà, a conferma della passione morale e civile che ha sempre accompagnato il pensiero e l’azione di Max Salvadori» (p. 8).

Non deve sorprenderci, allora, che in un visione pacifista del mondo, il nostro auspichi un incontro tra ex nemici di guerra: il maresciallo dell’aviazione britannica Ken de Souza, prigioniero di guerra evaso nel settembre del ’43 e il sergente pilota Trento Parentini decorato sul fronte dell’Africa orientale , che abitava a Porto Sant’Elpidio. Incontro che finì per realizzarsi.

Su altri due momenti del pensiero di Max, Luzi pone la sua attenzione: da una parte la necessità che la democrazia trovi il suo presupposto in una coesistenza pacifica che poggi saldamente sulla libertà politica e di espressione, dall’altra la lettura chiara di un mondo che sta andando verso una generale globalizzazione.

La chiusa Luzi la cita a monito dei tempi presenti, riprendendola dagli Atti del Convegno sopra citato: Max Salvadori. L’uomo, il cittadino: «Pochi si rendono conto che come in Europa degli anni venti e trenta la massa di (pseudo) progressisti vedeva nella dittatura la scorciatoia per arrivare al Paese di Bengodi, oggi masse globalmente ben più imponenti vogliono fare altrettanto. Cambia la retorica non la sostanza di ciò che fascisti, parafascisti, neofascisti volevano e vogliono “W il governo forte!” “W la dittatura”».

Ma quegli Atti contengono anche la sintesi dell’aspirazione politico-liberista che sostanzia tutta la visione e la produzione storica di Max Salvadori.

«Ero decenni addietro, sono oggi per un sistema istituzionale in cui hanno diritto di cittadinanza anche idealisti e materialisti dialettici e non dialettici, credenti ed atei, patrioti ed internazionalisti, liberisti e collettivisti. Lo sono per il semplice motivo che la cosa più preziosa che l’essere umano possiede è la spontaneità, come la chiamava Kant, o libertà e che la libertà di tutti ha precedenza assoluta sulla mia o quella di qualsiasi parte del tutto, perché nessuno ha il monopolio della verità ed ognuno ha il diritto ed il dovere di essere se stesso , purché non privi altri del medesimo diritto e dovere, perché la varietà di tendenza è la ricchezza di una nazione e fonte del progresso. Affinché, parafrasando Croce, la democrazia abbi l’eternità, occorre che, malgrado le difficoltà e le inevitabili tensioni, libertà ed uguaglianza siano tutt’uno. La linea da seguire è semplice: per conquistare la libertà, occorre far trionfare l’uguaglianza. È facile dirlo, non è facile farlo».

Ad arricchire il volumetto i curatori hanno voluto aggiungere un significativo apparato iconografico, tra cui la pergamena di conferimento della cittadinanza onoraria a Salvadori da parte del Comune di Porto San Giorgio nel 1946 e una Appendice che propone alcuni interessanti inediti di Max, testati sugli argomenti presenti nelle lettere: Che cosa è stata la Resistenza, discorso tenuto a Fermo il 23 aprile 1972; Testimonianze sulla resistenza, Fermo, 20 giugno 1984; Tommaso Salvadori, scienziato, Northampton, MA, U.S.A. (Maggio 1990); Presentazione di Mazzini News, discorso tenuto presso il Comune di Porto San Giorgio il 6 ottobre 1990; Prefazione a I banditi di Cisterna.

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